Santa Maria di Merino è la protettrice della città di Vieste e viene festeggiata nei giorni 8, 9 e 10 maggio; inoltre, per le dimensioni di tale festa, è senza dubbio la più importante e sentita per il popolo.
La Statua della Madonna di Merino viene conservata durante tutto l'anno presso La Basilica Cattedrale di Vieste.
Infatti, oltre alla popolazione residente, giungono in città centinaia e centinaia di viestani residenti fuori città ed anche fuori Italia, richiamati da una devozione che non ha eguali in Italia.
Più precisamente la festa inizia il 30 aprile con "l’intronizzazione" della Madonna che viene fatta scendere dalla sua dimora annuale, la cappella del Popolo, per essere poi deposta su di un trono, al centro dell’altare maggiore, sfarzosamente allestito.
Successivamente si compie la "vestizione", momento in cui la Vergine viene adornata d’ori e della preziosissima corona, tutti doni della popolazione durante i secoli.
Così si passa al novenario in suo onore fino all’8: in questi giorni ogni sera viene celebrata la Messa e la Novena per concludere la serata con qualche iniziativa culturale come la declamazione di poesie, canti o concerti tutti dedicati alla Madonna.
Si arriva con ciò all’8 dove, dopo l’ultima canonica serata, la Madonna di Santa Maria di Merino è calata dal suo trono e collocata dentro la "cassa cittadina", grande ed alta, formata da quattro pilastri ai vertici e da decorazione di pregevole fattura, tutte rivestite d’oro zecchino. Subito dopo comincia la lunga fila della gente che, dopo ore interminabili, può finalmente avvicinarsi alla Madre e toccarla solo per un attimo, magari accarezzando con un fazzoletto rigorosamente bianco il ginocchio, tenendo come reliquia sacra ed anche rivolgerle una prece.
Purtroppo per il secolare sfregamento delle mani, il ginocchio della Vergine rischiava di sgretolarsi ma per fortuna un restauro effettuato di recente ha scongiurato il pericolo, anche se adesso è assolutamente vietato toccarlo con le mani ma solo con il fazzoletto .
Con ciò si chiude la serata ma questo è solamente l’inizio.
Il culmine viene raggiunto il giorno successivo, la vera festa. S’inizia con la Messa di prima mattina presieduta dall’arcivescovo e, una volta finita, la cassa è sollevata e trasportata fuori dalla Cattedrale, accompagnata continuamente dai canti popolari delle "donne viestane": è il momento più toccante.
Appena uscita dalla porta centrale uno sparo pirotecnico avvisa che "il lungo pellegrinaggio" verso il Santuario di Merino sta per iniziare.
La pesantissima cassa, portata dagli uomini della Congrega di S. Maria, si avvia prima per le strade del centro storico, quindi, percorsa la via del Seggio, sbuca in Piazza del Fosso per percorrere il Corso L. Fazzini tra due ali di folla oceanica seguita dietro dai pellegrini lodanti.
Il corteo sosta così alla prima "Pietra della Madonna", la più grande, in cui avviene il trasferimento della Madonna dalla cassa ufficiale a quella "di campagna", fatta di legno e molto più piccola, perché sta per avere inizio, dopo il consueto sparo, il pellegrinaggio di ben sette chilometri che prevede tre soste alle altrettante pietre della Madonna.
E’ incredibile come la cassa non sia portata da addetti specializzati ma sia la gente comune che infaticabilmente per tutto il tragitto si dà il cambio, quasi la Vergine le dia la forza di resistere sotto magari un sole rovente. 
Arrivati a destinazione, passando per l’ultimo tragitto dalla spiaggia di Scialmarino, da cui si gode una visuale della folla in marcia spettacolare, si passa alla celebrazione della Messa e quindi, dopo una doverosa sosta, si riparte per metà pomeriggio alla volta di Vieste.
Una volta ripartiti, ci si ferma quasi subito: la Madonna viene posta s’un piedistallo e rivolta verso la campagna per intercedere verso il Padre, affinché la stagione agricola sia prospera e fruttuosa, quindi una lunga marcia verso la chiesa di San Lorenzo, dominante l’omonima spiaggia sottostante, mentre fa imbrunire.
Qui il riposo è lungo e più che mai desiderato.
E’ il momento in cui tutti i pellegrini vengono disposti su due file con la fiaccola accesa davanti alla Madonna che, finita la Messa nella chiesetta, riprende il cammino assieme ai continui canti che non hanno mai smesso di lodare la Vergine.
A notte ormai inoltrata, il "fiume di fuoco" s’approssima a Vieste fino alla prima pietra della Madonna dove avviene il cambio di cassa e il trasporto del simulacro in Cattedrale, non prima però di ammirare i fuochi che segnano la conclusione di una giornata dura e sofferta ma segnata dalla devozione per la nostra protettrice.
La mattina successiva, l’ultima Messa in suo onore, sancisce la definitiva chiusura della festa. Tolta dalla sua cassa viene risistemata nella sua cappella e svestita degli ori e della corona che la rendevano ancor più bella e solenne.
La festa in paese però continua con la tradizionale passeggiata serale lungo il Corso, allietata dalla musica in Piazza del Fosso di cantanti noti, per concludersi definitivamente con l’esecuzione di spettacolari fuochi pirotecnici.
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