É viva nel ricordo di tutti l’esile figura di don Antonio Spalatro, che si aggira senza posa, spinta da una forza interiore, per le strade del paese, tra la gente umile e buona della sua parrocchia, in ansiosa ricerca di quella più povera e bisognosa, cui offrire la sua carità sacerdotale, il suo dolce e confortevole sorriso, la sua parola amica, il suo suadente invito. Lo ricordano allegro e pieno di bontà i bimbi, ora grandi, che sono stati l’oggetto principale delle sue preoccupazioni sacerdotali; gli operai dei vari cantieri, che lo hanno avuto tra loro aiuto e conforto; gli ammalati, i poveri, tutti, che hanno conosciuto il suo zelo sacerdotale e le sue premure apostoliche.
Chi, di quanti lo hanno conosciuto, può dimenticare il suo sguardo limpido e penetrante, pur sempre modesto? Il suo sorriso sempre dolce e accattivante? Il suo volto sereno, contrarsi talvolta in una smorfia di sofferenza, preoccupato sempre di agire e fare in fretta, quasi presagendo vicino il suo tempo? Il suo portamento dignitoso, ma ricco di prorompente umanità? Il suo incedere veloce e composto, quasi a voler raggiungere in tempo il traguardo del suo cammino terreno? Le sue mani strette, quasi congiunte, a svelare il suo atteggiamento di profondo raccoglimento? Tutta la sua figura umana, modesta, discreta, decisa, gentile, dinamica?
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